vittorio polito
giornalista pubblicista scrittore
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Perché nel 1098 si tenne a Bari il Concilio?    Giornaledipuglia.com 17 giugno 2020
Monsignor  Mariano Magrassi (1930-2004), Arcivescovo di Bari-Bitonto e Delegato  Pontificio della Basilica di San Nicola, indisse, nel 1998, le  Celebrazioni per il IX Centenario del Concilio di Bari del 1098.

Il programma, promosso dall’Arcidiocesi Bari-Bitonto e dalla Basilica  Pontificia di San Nicola, vide la partecipazione di Mons. Cosimo Damiano  Fonseca, Mons. Luigi Stangarone, padre Gerardo Cioffari o.p., Mons.  Gaetano Barracane e il Metropolita di Efeso, Mons. Khrysostomos  Kostantinidis che presiedette la Divina Liturgia Bizantina.  

Il Concilio di Bari, voluto da Papa Urbano II (1040-1099), la cui  attività era sorretta da una ferrea volontà e da una fede ardente, lo  indussero ad affrontare sacrifici e pericoli nei suoi viaggi in Europa.  Egli, infatti, programmava assemblee sinodali per sentire le opinioni  del suo clero, per vagliare sentimenti altrui, per modellare i costumi  secondo una morale cattolica perfetta, finalizzata a portare sia il  mondo ecclesiastico che quello civile a un regime di vita, in cui  fossero prevalenti i valori della pace, della concordia e della  rettitudine.

L’azione, che si compì sotto la giurisdizione di Michele Cerulario,  Patriarca di Costantinopoli (1043-1058), vide lo scisma della chiesa  greca dalla latina, chiamato anche “Scisma d’Oriente”, che si propagò  anche in Puglia, dove trovò ampi consensi tra il clero, per cui si  rendeva necessario un Concilio in Puglia e proprio a Bari, per arrestare  l’estensione dello scisma e tentare di riallacciare la pace tra le due  Chiese, dove già esse s’incontravano ed anche per la conoscenza  reciproca di usi e costumi.

Così Bari, città marittima più vicina al mondo orientale e ben  conosciuta a Costantinopoli, era la più idonea ad ospitare un Concilio  di pace religiosa, anche perché la nostra città era stata sede degli  sviluppi della insurrezione cerulariana. Inoltre, Bari vantava il  richiamo religioso per i Greci, per la presenza della Madonna  dell’Odegitria, che significa “indicatrice della strada”, e il corpo di  san Nicola, gelosamente custodito, che rappresentava un punto di  attrazione per il Concilio finalizzato alla auspicata unione delle  chiese.

Il Concilio si svolse nella Cripta Nicolaiana, fedele custode delle ossa  di San Nicola e anche per impressionare favorevolmente i Padri del  Concilio, con il suo aspetto severo, ispirato ad una grandiosità  veramente maestosa.

Le conclusioni? Una smagliante e convincente dissertazione di  sant’Anselmo, dopo accese discussioni, calmò gli animi e la tranquillità  prevalse, i dibattiti presero toni sereni, l’impulsività orientale fece  posto a una ragionata comprensione e i greci d’Italia votarono la  completa adesione al dogma della chiesa latina, cattolica, apostolica,  romana, e quindi alla perfetta unione con il Papa di Roma.

Poche volte il “Te Deum” di ringraziamento, attribuito a Sant’Ambrogio  ma del vescovo Niceta di Remesiana, fu declamato con maggior giubilo di  quello in cui risuonò nella cripta nicolaiana, seguito dai bellissimi  inni dei greci.

E fu così che la pace religiosa fra greci e latini, spense ogni focolare  di attriti e di scisma in Italia, con la grande soddisfazione di Papa  Urbano II che, con il suo intuito, fece di Bari un comune punto di  riferimento per l’incontro tra Oriente e Occidente. Incontro che va  considerato come un potente tentativo di unione delle Chiese, che  precedette i Concili successivi di Lione (1274), e di Firenze  (1431-1445), nelle varie fasi di Basilea, Ferrara, Firenze e Roma.

Le notizie di cui sopra sono state riprese dal volume “Il Concilio di Bari nel 1098” (Arti Grafiche Laterza, 1959).  
 
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