vittorio polito
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L'intervista: Vittorio Polito, il giornalista amante di Bari e di San Nicola ,   Giornaledipuglia.com 6 dicembre 2019
di PIERO LADISA – Per un barese sono due i mesi più importanti  dell’anno: maggio e dicembre. In entrambi i casi il fulcro delle  festività è San Nicola. Quest'oggi il Giornale di Puglia, in occasione  della celebrazione liturgica del Santo di Myra, ha deciso di fare un  regalo a tutti i lettori del capoluogo pugliese intervistando Vittorio  Polito.



Polito, storico collaboratore della nostra testata, non ha bisogno  certamente di presentazioni. Il suo curriculum parla da solo: scrittore  di diversi libri, ha all’attivo numerose collaborazioni giornalistiche  oltre che importanti riconoscimenti. Tra i quali spiccano senza dubbio  le onorificenze di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine «Al merito della Repubblica Italiana». Con Vittorio abbiamo discusso di vari temi che  vanno dalla baresità a San Nicola, passando anche dalla crisi che  imperversa nel giornalismo italiano.

Caro Vittorio, come è nata la tua passione per le tradizioni popolari?
«Di pari passo all’interesse sul dialetto barese è scaturito quello relativo alla baresità».

Cosa rappresenta per Vittorio Polito la baresità?
«Per baresità intendo tutto quello che riguarda Bari: dialetto,  tradizioni, folklore, cucina, monumenti, chiese, modi di dire,  comportamenti, proverbi, soprannomi, usi e costumi, teatri, poesie e  prepotentemente rientra il nostro San Nicola e tutto ciò che lo  ricorda».

 
Che significato ha per te la figura di San Nicola?
«San Nicola fa da anello di congiunzione tra Oriente e Occidente e  fondamentalmente per queste caratteristiche riveste un ruolo importante  di sinergia tra le due culture. Per questo motivo è considerato uno dei  santi più popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in  tutto il mondo fin dal Medioevo. Quando la grandezza dei suoi miracoli  era già nota e apprezzata dalla Groenlandia alla Russia».

Quale aspetto miglioreresti nella tua Bari sul culto relativo al Santo di Myra?
«Due cose su tutte. Denominare Bari quale città di San Nicola e  contemporaneamente proclamare San Nicola patrono e protettore del  Mediterraneo».



Tornando indietro, rifaresti la trafila per diventare giornalista?
«No».
Perché?
«La legge impone il pagamento da parte degli editori per cui non si può  imputare la colpa ai giornalisti se questi non vengono retribuiti.  Sostanzialmente le vertenze dovrebbero essere fatte agli editori e non a  coloro iscritti all’ordine che poi rischiano anche la cancellazione».

Cosa non va nel giornalismo?
«Prima di tutto c’è disorganizzazione. Poiché certe decisioni dovrebbero  essere prese a livello nazionale e non locale, come è accaduto per  l’ordine regionale pugliese in cui sono stato iscritto fino al 31  dicembre 2015. A tal proposito l’ex presidente dell’ordine nazionale dei  giornalisti, Enzo Iacopino, si dimise affermando che “il recupero della  credibilità della categoria si è rivelato un vero fallimento”».

Non c’è pericolo che molti giovani si allontanino da questa professione?
«Assolutamente sì».


Hai scritto tanti libri. A quale sei maggiormente legato?
«La preferenza, senza nulla togliere alle altre pubblicazioni, va a  “Baresità, curiosità e…” che si avvale della prefazione del prof.  Corrado Petrocelli attuale Rettore dell’Università di San Marino. Anche  perché il volume, come gli altri, è stato presentato nell’Aula Magna  dell’Università degli Studi di Bari. Un altro motivo che mi lega a  questo libro è quello di aver incontrato in corso d’opera persone che  hanno contribuito, con alcuni interessanti capitoli, alla stesura della  pubblicazione. Mi piace ricordarli: Felice Alloggio, Linda Cascella,  Franz Falanga, Lorenzo Gentile e Giovanni Panza».
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