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Il Premio letterario ‘Città di Bari’ andrebbe intestato a Domenico Triggiani (e non ad altri)   Giornaledipuglia.com 6 aprile 2019
Da qualche anno è stato ripreso il Premio letterario “Città di Bari”, attribuendo la ‘paternità’ a Giuseppe Tatarella, come si legge nel volume di Simeone di Cagno Abbrescia “Grazie Bari” (Adda), che testualmente si legge a pag. 178 «Un’altra iniziativa, “creatura” dell’assessore Tatarella, è stato ed è il Premio Letterario “Città di Bari” che ha portato a Bari autori…».
Anche sul sito del Teatro Pubblico Pugliese si legge che «Il Premio Letterario Città di Bari “Pinuccio Tatarella”, nato nel 1998, è un’iniziativa dell’Assessorato alle Culture che ha come principale finalità quella di incentivare e promuovere la lettura tra i giovani, nonché la capacità di analisi e di riflessione critica», ma si sono dimenticati dei veri fondatori del “Premio”.
In realtà il “Premio” è nato nel 1956, come si legge sul “Messaggero” dell’11 luglio 1956 e sul periodico “Polemica” dello stesso anno, diretto da Napoleone Bartùli e condiretto da Domenico Triggiani, che informavano che “sotto gli auspici della Fiera del Levante e dell’Ente Provinciale del Turismo”  e con la collaborazione della casa editrice “Ceschina”

è stato indetto il Premio “Città di Bari” per un racconto inedito di ambiente pugliese, meglio se ispirato alla vita e costumi della Regione, con la Giuria composta da Michele Saponaro, Bonaventura Tecchi, Adriano Grande, Ettore Allodoli, Hrand Nazariantz, Costantino Savonarola, Napoleone Bartùli, Domenico Triggiani. Comitato organizzatore composto da Napoleone Bartùli, Domenico Triggiani, Costantino Savonarola, Gaetano Savelli, Giovanni Colamussi, Giuseppe Lucatuorto, Emma Brandonisio, Giselda Cianciola Marciano.

Nel 1998, il Premio è stato intestato a “Giuseppe Tatarella”, dimenticando del tutto i promotori e fondatori del primo Premio “Città di Bari”.
Va tenuta in debita considerazione che della Giuria, faceva parte, oltre a Domenico Triggiani (1929-2005), scrittore e letterato, “Hrand Nazariantz (1886-1962), letterato e linguista, membro dell’Assemblea Nazionale Armena. La sua educazione intellettuale e morale si compì con studi a Londra (1902) e Parigi (1905) dove prese contatto con il Movimento Nazionale della sua patria, pubblicista presso il quotidiano ‘Surhantag’, il settimanale ‘Nuova Corrente’, la rivista ‘Il Tempio’. Oltre alla collaborazione a giornali stranieri, pubblicò saggi sulla letteratura francese e italiana: Dante, Leopardi, Carducci, Pascoli, Marinetti e il Futurismo e infine eseguì la traduzione in armeno della Gerusalemme liberata. Nazariantz, insieme ad amici ed estimatori, frequentò a Bari il famoso ‘Caffè Sottano' di Don Armando Scaturchio, noto ritrovo per gli intellettuali baresi e, dopo la chiusura, si trasferì presso il Caffè Stoppani, altro ritrovo di persone di cultura. Nazariantz era un po’ il papà della cultura a Bari e pur non avendo la stessa età molti altri lo frequentavano, come Giovanni Colamussi, sensibilissimo poeta alla ricerca di una ragione religiosa; Gaetano Savelli, considerato il massimo poeta dialettale barese di quel tempo; Gino Montella, poeta disordinato ma buon epigrammista. La biografia di Nazariantz fu raccolta nel volume da Pasquale Sorrenti “Nazariantz” (Levante Editori, 1987). Pochi altri: Gaetano Savelli poeta, Vito Antonio Leuzzi, i componenti il Centro Distrettuale Regionale di Conversano della sua vicenda personale e della sua poesia, hanno scritto negli anni” (Pasquale Sorrenti).
A Domenico Triggiani, che è stato il vero creatore del Premio “Città di Bari”, va dato ogni merito dell’iniziativa, come è testimoniato dalla rassegna stampa dell’epoca e dai riconoscimenti ottenuti.
Triggiani è stato fondatore e condirettore, dal 1956 al 1959 della rivista letteraria “Polemica”, alla quale collaboravano noti esponenti della cultura italiana come Flora, Palazzi, Grande, Nazariantz, Beccari, Fiume, Govoni, Saponaro, Moretti, Bargellini e il principale organizzatore, negli stessi anni, delle quattro edizioni del Premio letterario “Città di Bari” per la narrativa, sotto l’egida della Fiera del Levante e in collaborazione con la Casa Editrice Ceschina di Milano.
Triggiani è stato un artista poliedrico e instancabile operatore culturale, non c’è genere letterario con il quale Triggiani non si sia cimentato almeno una volta, e sempre con un contributo significativo: inchieste di costume, repertori biografici, bibliografici, saggi di critica letteraria e di sociologia, commedie, drammi, radiodrammi, soggetti cinematografici, romanzi, racconti.
Triggiani è stato soprattutto autore di teatro, cui ha dedicato la maggior parte della sua produzione letteraria. Il suo teatro è stato etichettato in vari modi dalla critica, con richiami a Betti, ad Aristofane, a Pirandello, a Ibanez: si tratta, comunque, di teatro sociale e psicologico, che affonda il bisturi nei vizi e nelle virtù degli uomini.
Dei suoi primi lavori teatrali se ne parlò agli inizi degli anni ’60 all’Actor’s Studio di Broadway, nel corso di conferenze sul teatro contemporaneo: in tale occasione Triggiani fu inserito fra gli autori validi del giovane teatro europeo. Le onorificenze ed i riconoscimenti non si contano.
Le commedie in vernacolo che costituiscono un ulteriore importante contributo teso a recuperare la memoria storica del territorio in cui affondano le nostre radici, sono raccolte in tre volumi. Il primo, con presentazione di V.A. Melchiorre, è stato pubblicato da Levante nel 1984 e comprende “Le Barìse a Venèzie” e “La candìne de Cianna Cianne”. La seconda raccolta di commedie in vernacolo, edita da Capone nel 1986, racchiude tre lavori: “All’àneme de la bonaneme!”, “U madremònnie de Celluzze” e “No, u manecòmie no!”.

L’ultima raccolta, pubblicata nel 2002 dall’Editrice Tipografica, comprende oltre a due lavori in lingua - ben sette lavori teatrali in vernacolo. Triggiani è altresì autore del primo romanzo storico-satirico in vernacolo barese, “Da Adame ad Andriotte”, scritto con la moglie Rosa Lettini e pubblicato nel 1992 dall’editore Schena.

Alla luce di quanto sopra il Premio letterario “Città di Bari” dovrebbe essere intestato a Domenico Triggiani che ne è stato il reale creatore e organizzatore, mentre altri se ne attribuiscono la paternità.


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