vittorio polito
giornalista pubblicista scrittore
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Il gioco del lotto e la ‘smorfia’ tra storia e curiosità ,    Giornaledipuglia.com 25 gennaio 2020
Il gioco è una qualsiasi attività liberamente scelta a cui si dedicano, da soli o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini che la ricreazione e lo svago, esercitando capacità fisiche, manuali e mentali. La competizione governata da regole fra persone, il cui esito, legato spesso a una vincita in denaro, chiamata posta del gioco, dipende dall’abilità dei singoli contendenti e soprattutto dalla fortuna.
Il gioco del lotto, ad esempio, è uno dei giochi legato proprio alla fortuna, perché si basa sulla legge del calcolo delle probabilità. La fortuna è un concetto che accompagna l’uomo fin dagli albori della civiltà in un eterno dialogo di speranze, di rispetto e di sfida. Questo rapporto si è stabilito nelle forme del gioco e del giocare.
Il Gioco del Lotto pare derivare da una pratica in uso a Genova nel XVI secolo, che permetteva di puntare sui nomi di cittadini candidati a cariche pubbliche. Il gioco prendeva spunto da un “sistema elettorale”, che prevedeva l’estrazione casuale di 5 nomi di cittadini particolarmente meritevoli, su un totale di 120, che avrebbero assunto il ruolo di membri del Consiglio della Repubblica.
Questa pratica prese quindi il nome di “Giuoco del Seminario”. Ai giocatori era data la possibilità di giocare solo due volte l’anno.
A Bari il primo appaltatore autorizzato fu tale Francesco Bugatto. In ogni caso è fuor di dubbio che il gioco del lotto è radicato a Napoli.
Nella seconda metà del XVII secolo (1682) si diffuse il cosiddetto “Giuoco delle Zitelle” o “delle donzelle”, i cui numeri da estrarre erano abbinati al nome di ragazze povere che se sorteggiate erano premiate con una dote. Questa versione del gioco divenne famosa in tutta Europa e la sua estensione in Francia viene attribuita nientemeno che a Giacomo Casanova. Ben presto il gioco entrò anche nelle grazie dei ministri delle Finanze che, dimentichi delle ‘zitelle’, reclamarono gli incassi per l’erario. Sempre nel XVII secolo, per il dilagare delle giocate “clandestine”, i Serenissimi Collegi e l’allora Ministero delle Finanze, confermarono la non legalità del gioco d’azzardo, permettendo allo stesso tempo l’esercizio del “Seminario”, dietro pagamento di un diritto concessionario.

Nello Stato Pontificio il gioco del lotto fu bandito fortemente, ma il Pontefice Clemente XII lo autorizzò ed i proventi furono destinati come dote alle ragazze umili e bisognose. Nel 1785 Papa Pio VI cambiò la destinazione dei proventi a favore delle opere pie. In Italia nel 1863 il gioco del lotto è diffuso nell’intero Stato e le ruote sono solo sei, ma dopo il 1870, quando Roma divenne Capitale d’Italia, le ruote salirono a otto. Insieme alla crescita ed allo sviluppo del gioco del lotto, si diffuse anche l’arte di prevedere il futuro (oniromanzia), basandosi sui sogni e associando ad ogni elemento un numero da giocare. Il gioco del lotto non ha mai avuto tanto splendore come in questi ultimi tempi, infatti le persone che giocano sono sempre più numerose, al punto che si sta progettando di creare un lotto Europeo finalizzato a interessare più nazioni.
Anche i baresi non rinunciano al Gioco del Lotto. La città di Bari è la prima ruota nelle estrazioni.
Questo non è sfuggito a Luigi Sada, Carlo Scorcia e Vincenzo Valente, tre studiosi pazienti, competenti e affezionati, che in una loro pubblicazione (“Bari Mito”, Japigia Editrice), presentata da Oronzo Parlangeli, hanno inserito anche il capitolo «Pe cci sciòch-o Geghedellotte» (per chi gioca al lotto), riprendendo dalla Smorfia un campionario di vocaboli corrispondenti a persone, eventi, oggetti, Santi, ecc., traducendoli in dialetto barese e contrassegnandoli con il corrispondente numero per consentire la combinazione e quindi la giocata.
La ‘Smorfia’ è il libro usato per trarre i corrispondenti numeri da giocare. Alcuni credono che l’origine della Smorfia risieda all’interno della tradizione cabalistica ebraica. Secondo la Cabala (Qabbalah), nella Bibbia non vi è parola, lettera o segno che non abbia qualche significato misterioso correlato.
L'origine del termine “smorfia” è incerta, ma la spiegazione più frequente è che sia legata al nome di Morfeo, il dio del sonno nell’antica Grecia.
La smorfia è tradizionalmente legata alla città di Napoli, che ha una lunga storia di affetto nei confronti del gioco del lotto, ma ve ne sono molte altre legate ad altre città. A solo titolo di esempio riporto, dalla pubblicazione citata, solo alcune voci ed i corrispondenti numeri.
Tra parentesi è posto l’articolo per le varie distinzioni (plurale, maschile, femminile, ecc.).

E, per restare in tema, riporto una simpatica poesia del poeta dialettale barese, Peppino Zaccaro, che tratta del gioco del lotto.
U gigdellotte di Peppino Zaccaro

Sendite a mè ve
vogghie racchendà
nu fatte cheriuse assà.
Ji stanotte, doppe
na sorte de greffuate
tre nummere sò sennate.
Fescènne so sciute
o petteghine du gigdellotte
pe fa na bbèlla scecuate.
Vijne, vijne fertuna mè
vijne tèrne beneditte
u core me sckatte mbitte.
E penzave, penzave
velèsse fa cessà ce ccose
velèsse aggerà pe tèrre e pe mmare
tutte u munne
atturne atturne
avè cassre e palazze
salì sop’a la mendagne
cchiù jalde ca nge stà
uazzurre du cijle
che nu discete atteccuà.
Madonna mè
u tèrne non av’assute
e ce me mborte
ca no nzò vengiute
mègghie nu picche
de cusse paravise
ca na mendagne de terrise.


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