vittorio polito
giornalista pubblicista scrittore
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Bari al voto con  96 ducati   Corriere del Mezzogiorno 18 maggio 2014, pag. 19 (cliccare sulle immagini per ingrandirle)
Nell’anno 1989 lo storico Vito Antonio Melchiorre, forse per recuperare l’orgoglio di essere baresi,  pubblicò per Levante Editori una interessante e voluminosa opera di oltre 500 pagine,  che descrive la cronologia delle amministrazioni  comunali di Bari dal 1806 al 1989. Secondo lo storico barese il Comune è senza dubbio una delle maggiori istituzioni cittadine dal momento che la maggior parte delle attività  pubbliche si svolgono e gravitano intorno ad esso da duemila anni.
Gli Annali di Tacito riportano che la data di nascita è attestata perlomeno al 66 d.C. e la sua notevole attività è testimoniata dai numerosi documenti esistenti negli archivi e dai quali si rilevano fatti e curiosità come le assemblee alto-medioevali dei boni o noviliores homines, i parlamenti cittadini del basso Medio Evo, le Università dell’Età Moderna, i decurionati dell’Età Contemporanea, i consigli comunali degli ultimi 150 anni circa. Il Decurionato, una sorta di giunta comunale, dal tardo Medioevo (sec. XVIII e XIX), era incaricato di sovrintendere alle attività dei numerosi Comuni italiani.
È noto che l’occupazione del Regno di Napoli da parte delle armate francesi da1806 al 1815, segnò anche l’inizio di profonde modificazioni di Bari e di altri centri pugliesi della costa: l’istituzione della «società economica» e la fondazione del borgo murattiano. Furono così soppressi i feudi insieme a tutti i privilegi e diritti, estendendo alle terre feudali le comuni norme giuridiche, tributarie, ecc. nominando una speciale Commissione feudale della quale fecero parte lo scrittore e giurista  Vincenzo Cuoco (1770-1823), e Davide Winspeare (1775-1847), avvocato e giurista. Nel giro di qualche anno furono soppressi gli ordini religiosi ed i conventi, furono secolarizzati ingentissimi patrimoni ecclesiastici, ma tutto ciò non servì a rimpinguare le finanze dello Stato, dal momento che non  si trovarono acquirenti dei beni e quei pochi venduti furono ceduti a prezzi molto inferiori al loro effettivo valore. (Senza scomodare i famosi “Corsi e ricorsi” di Giambattista Vico non risulta che, ad oggi, la situazione sia cambiata.)
Per la ripartizione degli oneri fiscali fra i distretti (circoscrizioni interne e provincie) ed i comuni, furono istituiti dei Consigli provinciali e distrettuali incaricati di controllare entrate ed uscite, nonché  l’attività dei sindaci intendenti e sottintendenti.
Per l’esercizio dell’elettorato attivo e passivo la legge dell’8 agosto 1806 impose  il possesso di un censo da determinarsi in  base all’entità della popolazione dei singoli Comuni.
Per Bari, che superava i seimila abitanti, fu fissato un reddito minimo di novantasei ducati, mentre erano richiesti per l’eleggibilità alle altre cariche rappresentative 960 ducati per i consiglieri distrettuali e ben 1920 per quelle a consiglieri provinciali. (Queste cose andrebbero ricordate a chi contesta la nostra tanto vituperata democrazia. Sapere da dove si viene ci rende più consapevoli del percorso realizzato e ci induce a non tornare indietro. Che poi la perfezione sia una chimera non autorizza nessuno a tornare ai tempi dei 1920 ducati...).
Qualche curiosità: il 4 settembre 1811, il decurionato, a proposito del suono abusivo delle campane delle chiese, deliberò che ciascun suono non doveva superare la durata di 10 minuti, mentre la prima delibera consiliare dattiloscritta datata 4 luglio 1918, conferisce la cittadinanza barese nientemeno che al Presidente degli Stati Uniti d’America, Thomas Woodrow Wilson (1856-1924). Il 24 novembre 1946, in occasione delle elezioni comunali, fu presentata una lista il cui contrassegno riportava l’effige di “San Nicola”, lista che ottenne ben 34.287 voti e 24 seggi, contro i 6.682 e 4 seggi della lista “Scudo crociato”, mentre il Re Gioacchino Murat con decreto n. 182 del 26 settembre 1908 fece trasferire da Bari a Trani il Tribunale di prima istanza e l’Intendenza. Il 23 agosto 1810 compare per la prima volta nell’ordine del giorno del Consiglio Comunale il vocabolo francese badget.
L’interessante testo fornisce anche l’elenco dei Sindaci di Bari dal 1346 al 1989, dal quale si rileva che il primo sindaco di Bari era un nobile e si chiamava Nicolò de Piltro.
Il piano per il nuovo Borgo, datato 30 giugno 1790, pur approvato dal Re Ferdinando IV di Borbone l’8 dicembre 1790, rimase ineseguito per vari motivi. Il progetto fu rielaborato dall’architetto Giuseppe Gimma (1747-1829)
ed approvato dal decurionato nella seduta del 14 settembre 1812.
Un’ordinanza dell’Intendente di Bari del lontano 1819, a dimostrazione che i frutti di mare sono stati sempre sacri per i baresi dispose, a proposito dei riposi dei negozi nei giorni festivi,  che le attività di barbieri e marinai erano autorizzate a svolgere liberamente le rispettive attività pure nei giorni di festa. (Questa ordinanza mi porta ad una riflessione che, senza alcun altro fine, giro ai Governanti futuri della nostra città: recuperare, in ogni circostanza, il buon senso – quasi mai parente del consenso  - potrebbe essere la ricetta per far crescere, in maniera indolore, la nostra magnifica Bari).
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