vittorio polito
giornalista pubblicista scrittore
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Il primo novembre è la festa di tutti      pubblicato su: www.giornaledipuglia.com

Il primo novembre ricorre un appuntamento importante per la Chiesa Cattolica, la festività di «Tutti i Santi», in occasione della quale si onorano non soltanto i Santi iscritti nel martirologio romano, ma tutti i giusti di ogni lingua, di ogni razza e di ogni nazione, i cui nomi sono scritti nel libro della vita e che godono la gloria del Paradiso. Una ricorrenza importante per la Chiesa che celebra tanti uomini e donne che hanno dato tutto per la fede e sono diventati per noi “modelli di vita e insieme potenti intercessori”. Come e quando fu istituita la festa? Proviene dalla Chiesa Orientale ed accolta a Roma quando Papa Bonifacio IV trasformò il Pantheon, dedicato a tutti gli dei dell’antico Olimpo, in una Chiesa in onore della Beata Vergine Maria e di tutti i Martiri. Ciò avveniva il 13 maggio del 609 e Alcuino, un inglese di York, maestro di Carlomagno, fu uno dei propagatori della festa, anche perché segnava l’inizio della stagione invernale. Gregorio III, poi, consacrò nella Basilica di San Pietro un oratorio al Salvatore, a sua Madre Santissima, agli apostoli, ai confessori e a tutti i giusti. Con ciò veniva istituita la Festa di tutti i Santi indistintamente e Papa Gregorio IV stabilì la data del 1° novembre. Lo spazio disponibile consente di ricordarne solo qualcuno, tra i più noti, che si sono particolarmente “distinti” prima nella vita terrena e poi in quella celeste.
Iniziamo dal nostro San Nicola, vescovo, patrono dei bambini, Santo per tutte le latitudini, che presenta un grosso “catalogo” di miracoli: calma una furiosa tempesta, scongiura una carestia, resuscita tre bambini che un oste cattivo aveva messo in salamoia, salva tre ragazze dalla prostituzione, facendo trovare loro tre borse di monete che diventarono la loro dote matrimoniale e tanti altri. Di questo Santo noi baresi sappiamo quasi tutto, senza dimenticare che è un Santo ecumenico ed è il più venerato in Russia.
Sant’Antonio da Padova, vissuto oltre cento anni, ottanta dei quali trascorsi nel deserto in prossimità del Mar Rosso. La notizia della sua scelta si diffonde ugualmente dappertutto, nonostante la scarsità dei mezzi di informazione dell’epoca. Da ogni parte d’Oriente le folle accorrono a lui per avere conforto, guarire dalle malattie e, perché no, invocarlo per trovare marito.

San Giuseppe, patrono dei lavoratori e dei papà, che nelle iconografie è rappresentato come un vecchio, in realtà era un uomo giovane, fidanzato con Maria, la madre di Gesù. Il fidanzamento a quei tempi durava un anno e successivamente iniziava la vita coniugale, ma prima delle nozze Maria rimase incinta e Giuseppe pensò di sciogliere il matrimonio per non esporre la fidanzata alla lapidazione. Ma, un Angelo lo avverte in sogno: «Non temere di prendere con te Maria, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo», e così Giuseppe divenne padre di Gesù.
Santa Rosa da Lima, al secolo Isabella Flores y de Oliva (Isabelita), la prima Santa del Nuovo Mondo, nacque a Lima nel 1586 da genitori spagnoli trapiantati in Perù e dal momento che appariva di straordinaria bellezza, la madre un giorno le disse «Sei bella come una rosa» e da quel giorno non fu più Isabelita ma Rosa, come il più bel fiore del Perù. Canonizzata nel 1671, è venerata non solo come Patrona della sua patria, ma anche di tutta l’America Latina e delle Isole Filippine. Ciò che stupisce nella vicenda umana di questa Santa, morta a soli 31 anni, è un inconcepibile desiderio di sofferenza. A un esame superficiale potrebbe emergere dalla sua singolare personalità una componente masochistica. Ma questo mondo, apparentemente infelicitante, racchiude in sé, come una botte colma di buon vino frizzante, il segreto della gioia autentica. In Perù non vi erano conventi e Isabella Flores impose a se stessa una regola di vita austera, secondo le proprie vedute.
San Rocco di Montpellier, un Santo di casa nostra, viene infatti festeggiato in molte località pugliesi, il cui culto risale alle pestilenze del XVII secolo. Le fonti su di lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. In pellegrinaggio diretto a Roma, dopo aver donato tutti sui beni ai poveri, si sarebbe fermato ad Acquapendente, dedicandosi all’assistenza degli ammalati di peste e facendo guarigioni miracolose che diffusero la sua fama. Invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali, il suo culto si diffuse straordinariamente nell’Italia del Nord, legato in particolare al suo ruolo di protettore contro la peste.

E, dal momento che il mio nome è Vittorio, consentitemi di ricordarne il Santo. San Vittorio non ha lasciato molte notizie di sé, si sa solo che ha subito il martirio a Cesarea di Cappadocia e che era un romano. Il “Martirologio Romano”, lo ricorda il 21 maggio, insieme ad altri due martiri, Polieuto e Donato, che si celebrano nello stesso giorno. Altro non si sa. Comunque il gruppo lo si ritrova sempre nei martirologi storici occidentali. La mancanza di notizie, contrariamente alle regole, non l’ha messo nel dimenticatoio della storia, egli è certamente più nominato nei secoli successivi, di quanto non fosse nominato e conosciuto in vita. Vittorio è l’unico Santo con questo nome, proviene dal latino Victorius variante di Victor (vincitore). In Inghilterra fu portato dalla celebre regina Vittoria il cui nome segnò anche un’epoca ed uno stile (vittoriani). È invocato contro il fulmine, la grandine e gli spiriti maligni.
Non mi resta che augurare a tutti buon onomastico.

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